Ritorniamo sul monumento funebre di Pellegra Gravina e Bonanno – di cui già avevo parlato – che nel 2012 è stato restaurato dalla Fondazione Santo Spirito. In questa occasione Pierfrancesco Palazzotto ha individuato l’autore del mausoleo in Emmanuele Palazzotto e ha descritto ampiamente la genesi e la realizzazione dell’edificio che fu costruito nel 1855 [1]. Restava però un aspetto insolito: l’assenza di scudo sul prospetto, fatto molto inusuale in una tomba di un membro della nobiltà siciliana. Inoltre, risultava incomprensibile l’assenza delle armi della famiglia della fanciulla posto che la lapide di destra ricorda la sua nobile ascendenza:
LE GLORIOSE MEMORIE / LE VIRTU LE IMPRESE I MONUMENTI / DI TANTI EROI / MOLTEPLICE AVIDO RETAGGIO / DEL PRINCIPE DI MONTEVAGO / LE GIOIE LE SPERANZE IL NOME / DI TANTO ILLUSTRE PROSAPIA / AVEVAN VITA / IN QUESTA CARA FIGLIUOLA / UNICA E SOLA RIMASTA / DI SI GENEROSA DISCENDENZA / AHI PERDITA IRREPARABILE / TUTTO CON LEI FU SPENTO
mentre la lapide posta sotto l’allegoria dell’Innocenza non manca di elencare i titoli del padre:
PELLEGRA GRAVINA E BONANNO / FIGLIA / A SALVATORE GRAVINA E GRIFEO / PRINCIPE DI MONTEVAGO / DUCA DI S. MICHELE / GRANDE IN PRIMO ORDINE DI SPAGNA / ED A GIUSEPPA BONANNO E MONCADA / NON APPENA TOCCAVA / A MEZZO IL QUARTO LUSTRO / CHE CADEVA VITTIMA DEL FATAL MORBO / L’ANNO MEMORABILE 1837
Forse una fotografia di Francesco Pelos [2] risalente al 1890 ca. (e non al 1880 ca. come erroneamente scritto nella scheda Alinari, poiché si può vedere il monumento commemorativo ai caduti del 1848 e 1860, eretto nel 1885), pubblicata a pagina 122 del volume Fotografi e Fotografie a Palermo nell’Ottocento (Ed. Alinari, 1999), svela il mistero. Questa immagine mostra il viale principale del cimitero di Sant’Orsola in cui appare, a sinistra tra i cipressi, parte del monumento di Pellegra Gravina e Bonanno. Al centro del timpano si nota un’ombra arrotondata, sembra proprio lo scudo “mancante”. D’altronde cos’altro poteva esservi in quella posizione? Visto le condizioni di degrado in cui versava il monumento nel 2011, si può ipotizzare che lo scudo sia caduto e quindi sia andato smarrito dopo essersi probabilmente frantumato.
Se esaminiamo nel cimitero di Santa Maria di Gesù la cappella dei Chiaramonte-Bordonaro, coeva poiché costruita nel 1854, possiamo notare che lo scudo della famiglia si trova al centro del timpano, ad esso agganciato, realizzato in marmo di Carrara, materiale che gli permette di risaltare maggiormente sulla parete in tufo.
Allo stesso modo, nella cappella Lucchesi Palli di Campofranco costruita nel cimitero di Santa Maria di Gesù, all’incirca nel 1837, di cui parlerò in modo più dettagliato in un prossimo articolo, possiamo notare che i due scudi sono appesi sulla facciata e realizzati in marmo di Carrara.
In entrambi i casi, i blasoni sono degli elementi indipendenti dalla muratura, appesi sul frontone o sulla facciata. Si può ipotizzare che anche nel caso del mausoleo di Pellegra Gravina e Bonanno, lo stemma dell’illustre famiglia sia stato realizzato come elemento indipendente e quindi possa anche esser andato distrutto nel corso degli anni.
[1] Pierfrancesco Palazzotto e Mauro Sebastianelli, Il restauro del monumento Gravina Bonanno di Montevago nel camposanto di S. Orsola a Palermo, Fondazione Camposanto di Santo Spirito, Bagheria, 2013
[2] Francesco Pelos, fotografo attivo a Palermo alla fine dell’Ottocento, è una figura ancora poco conosciuta. Il suo studio era situato corso Vittorio Emanuele, 313.