Gli interni della cappella Florio

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È stato pubblicato l’11 gennaio scorso sul sito internet dell’edizione palermitana di La Repubblica un servizio fotografico sulla cappella Florio, realizzata nel 1870 dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda per accogliere le spoglie dell’imprenditore Vincenzo Florio (1799-1868). È stato così possibile vedere lo stato di degrado della cappella gentilizia, purtroppo ben noto a chi frequenta regolarmente il cimitero di Santa Maria di Gesù. Già in passato questa situazione fu denunciata da Vivi Trinaglia sulla rivista PER dell’associazione Salvare Palermo, dove scrisse nel 2012 che “la cappella necessita di interventi urgenti di manutenzione delle coperture, pulitura delle superfici interne ed esterne, nonché sistemazione dei gradini e della piattaforma di accesso”. Purtroppo siamo nel 2017 e niente è stato fatto in merito.

Comunque sia, questa documentazione fotografica ci permette di compiere una piccola “visita virtuale” all’interno della cappella. L’edificio comprende una cripta alla quale si accede da un ingresso secondario, situato ad un livello inferiore, recante sopra la semplice scritta “Florio”. Vi si trovano due sarcofagi in marmo di Carrara: uno grande al centro, quello di Vincenzo Florio, con degli altorilievi sui lati, e alla sua sinistra, un sarcofago più piccolo, quello di suo figlio Ignazio. In fondo si erge un altare in marmo di Carrara. Ai muri, sono appese quattro lapidi assieme a delle corone mortuarie in perline di vetro. I muri non sono intonacati e lasciano vedere i conci di pietra arenaria con una fascia di doppi mattoni in cotto.

Nello spazio sovrastante, il paramento murario è bicolore, grigio e giallo. La cappella superiore accoglie le sepolture di Ignazio Florio (1868-1957), Franca Florio (1873-1950), Vincenzo Florio junior (1883-1959) e Lucia Florio, sovrapposte tutte dallo stesso lato, mentre dall’altro lato le lapidi in marmo di Carrara non recano alcun nome. Delle corone mortuarie in perline di vetro sono appese a una sbarra metallica o poggiate a terra. Nella piccola abside, il busto di un uomo è posato sul pavimento davanti a un altare retto da quattro colonne lisce e ornato dal trittico dipinto da Giuseppe Pensabene (1831-1913). L’artista palermitano è stato allievo di Francesco Paolo Perez (di cui sposerà la figlia nel 1861), Giuseppe Meli e Salvatore Lo Forte. Collaborò con Damiani Almeyda nel progetto del Teatro Politeama per il quale disegnò i due bassorilievi raffiguranti le Fame. È anche autore del ritratto del Re Vittorio Emanuele II che orna la Sala Montalbo del Palazzo Senatorio (oggi Comune di Palermo), mentre due suoi dipinti ispirati ai Promessi Sposi sono esposti presso la Galleria d’Arte Moderna Sant’Anna.

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