La sepoltura per le bambine Saija nel cimitero di Sant’Orsola è stata realizzata dallo scultore nisseno Michele Tripisciano nel 1892, come viene attestato dalla firma con data sul lato dell’opera: “M. TRIPISCIANO / ROMA 1892”. La tomba era formata da un sarcofago di piccole dimensioni e da una scultura in bronzo, un angelo addolorato, riverso sulla bara. Scrivo era perché purtroppo un nuovo sopralluogo nel febbraio 2023 mostra il monumento funerario privo dell’angelo. La mia speranza è che si tratti solo di un’assenza temporanea per restauro e non di un furto, perché si tratterebbe di una grande perdita. Inoltre si tratta dell’unica opera del Tripisciano nella città di Palermo.
Le due foto qui sopra mostrano la sepoltura nel 2011: un angelo in bronzo, con la testa e le braccia poggiate sul sarcofago, sta guardando il viso di una bambina. L’angelo è inginocchiato, le ali spiegate, in un atteggiamento di abbandono doloroso, come se fosse incapace di spiccare il volo. L’angelo ha le sembianze di un bambino. Porta una lunga tunica cinta alla vita. Si tratta probabilmente dell’“Angelo della Morte” di cui parla Giuseppe Capozzi su L’Ora di Palermo il 10 agosto 1941 nel lungo profilo biografico che dedica allo scultore Michele Tripisciano. Nell’articolo non indica una data di realizzazione per l’angelo, né il nome del committente, ma solo il luogo, il “Cimitero di Sant’Orsola in Palermo” [1].
La parte del sarcofago non coperta dal drappo è delicatamente incisa da due tondi, uno con il christmon e l’altro con un fiore. La maestria del Tripisciano si vede egregiamente nel drappeggio e nella minuzia della frangia che sembra quasi fatta di vero tessuto e non di pietra. Dal sarcofago emerge il viso di una bambina, in marmo bianco di Carrara, gli occhi chiusi. Il contrasto del bianco sul grigio della pietra fa risalta il viso infantile. L’angelo sembra vegliare su di lei. Ma la sepoltura può anche essere letta diversamente: l’angelo chino sulla piccola defunta sarebbe una delle due sorelle Saija sepolte qui ; anche le sorelle Ines e Ines Zabban, la cui tomba si trova nel cimitero acattolico ai Rotoli, erano state chiamate con lo stesso nome et morirono entrambe in tenera età, ed era molto frequente all’epoca chiamare con lo stesso nome un figlio nato dopo la morte del figlio precedente come si vede nei registri delle nascite. L’angelo potrebbe quindi esser visto come la sorella venuta a prendere la sua omonima per portarla con sé e così “VOLARONO LE DUE ANGIOLINE STELLA SORELLE SAIJA”, come recita l’epigrafe.
Ecco come si presenta oggi, nel febbraio 2023, la sepoltura:
Epigrafe (in parte illeggibile):
[…] QUESTO MARMO LE SPOGLIE / MORTALI / VOLARONO / LE DUE ANGIOLINE STELLA SORELLE SAIJA / […] PRESTO RAPITE ALL’AFFETTO DEI DESOLATI GENITORI / ANTONINO E MARIA
L’opera presenta similitudine con un altro monumento funerario realizzato dallo scultore: il monumento a Luisa Visocchi nel cimitero di Atina Superiore (FR). L’opera fu realizzata due anni più tardi, nel 1894, ed era composta anch’essa da un sarcofago e un angelo. Altra similitudine, un ampio drappo ricopre gran parte del sarcofago. Le differenze sono le zampe leonine che sostengono il sarcofago e la posizione dell’angelo, in questo caso in posizione verticale, pronto a prendere il volo. Purtroppo anche nel caso del monumento Visocchi, l’angelo ha conosciuto vicissitudini poiché è stato colpito durante la guerra da una scheggia ed è caduto. È stato restaurato dalla fondazione Visocchi e ricollocato il 5 ottobre 2012 [2].
[1] L’articolo di Giuseppe Capozzi è interamente riportato in Franco Spena, Michele Tripisciano, in “Archivio Nisseno“, Anno VII – N. 12 Gennaio-Giugno 2013, Ed. Società Nissena di Storia Patria Caltanissetta 2012, p. 33-37
[2] Marianna Rita Bova, Il catalogo completo delle opere di Tripisciano, in “Archivio Nisseno“, anno VII – N. 12 Gennaio-Giugno 2013, Ed. Società Nissena di Storia Patria Caltanissetta 2012, pp. 72-160
Ubicazione: viale del S.S. Rosario nel Cimitero di Sant’Orsola
Rispondi