Monumento sepolcrale di Pietro Neri

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Il monumento in memoria dell’ingegnere Pietro Neri è formato da un obelisco posto su un alto basamento quadrangolare. A metà altezza, si trova un busto in marmo di Carrara realizzato dallo scultore Antonio Ugo nel 1892. La scultura rappresenta il defunto con lunghi baffi e una folta barba bipartita ; il suo sguardo è intenso e determinato. Sotto, dei rami di alloro – simbolo dell’immortalità e della vittoria –  e di quercia – simbolo della gloria e del successo – sono incrociati e legati da un nastro.

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L’angelo di bronzo intento a posare una ghirlanda di fiori sul monumento è anch’esso opera di Antonio Ugo ; fu scolpito a Roma nel 1892 e realizzato dalla fonderia Nelli di Roma come è indicato ai piedi della statua.

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L’ingegnere Pietro Neri è nato a Bologna il 13 maggio 1827. Patriota, fu affianco di Garibaldi a Roma nel 1849, come lo ricorda l’epigrafe, e dopo una decina d’anni trascorsi in carcere, fu liberato e partecipò alla battaglia di Solferino il 24 giugno 1859 in cui fu ferito. Nell’ambito professionale, fu impegnato nella costruzione del nuovo ponte di Pisa e dell’Accademia Navale di Livorno. Lavorò alla realizzazione di tratti di ferrovie sugli Appennini, nel Napolitano, in Calabria e in Sicilia, dove inventò un congegno per il traforo di Marianopoli (CL). Nella cittadina nissena, che gli ha dedicato una strada, progettò anche la chiesa di San Giuseppe. Morì a Palermo il 1° maggio 1915.

Epigrafe:

[fronte]
ALL’INGEGNERE PIETRO NERI / NATO IL 13 MAGGIO DEL 1827 MORTO IL PRIMO DI MAGGIO DEL 1915 / FU PATRIOTA DI GRAN CUORE E DI ANTICO STAMPO / CHE ALL’ITALO RISCATTO DEDICÒ LA SUA GIOVINEZZA / COSPIRANDO IN PRIMA NELLA SUA NATIVA BOLOGNA / ED INDI PUGNANDO CON GARIBALDI IN DIFESA DI ROMA NEL 1849 / ONDE POI CARCERATO E TORTURATO PER CIRCA UN DECENNIO / MANCO PER POCO NON SUBISSE LA FINE DI UGO BASSI / MA INDI LIBERO ALLA NUOVA RISCOSSA / E FERITO IN BATTAGLIA A SOLFERINO / SUGGELLO COL SANGUE LA REDENZIONE D’ITALIA

[lato destro]
VALGANO QUESTI RAPIDI CENNI / A CHE NON DEL TUTTO PER LA MEMORIA DI TANT’UOMO / CHE RITIRATOSI IN PALERMO / POSE OGNI STUDIO A NASCONDERSI / E FAR DIMENTICARE SE STESSO / CON VIRTÙ DI FILOSOFO ANTICO / E MODESTIA DI VERO CREDENTE

[lato sinistro]
NE MENO CHE PATRIO EROISMO / DIMOSTRÒ GRAN VALORE E STUPENDA OPEROSITÀ / NELL’ESERCIZIO DELL’ARTE / DANDONE ALTA PROVA LE COSTRUZIONI / DEL NUOVO PONTE DI PISA E DELL’ACCADEMIA NAVALE IN LIVORNO / NO CHE I VARI TRONCHI DI FERROVIE SUGLI APPENNINI / NEL NAPOLITANO E IN CALABRIA / E SPECIE QUELL’ARDUO TRAFORO DI MARIANOPOLI IN SICILIA / DOVUTO A NUOVO CONGEGNO DI SUA INVENZIONE

[aggiornamento del 19/04/2020]
Dell’angelo reggifestone esistono due fotografie, regalate da Antonio Ugo a Giuseppe Damiani Almeyda il 20 agosto 1892 e oggi presenti nell’archivio Damiani (GDA 5.4 Scultura 21.3.1 GDAF 253GDA 5.4 Scultura 21.3.2 GDAF 254). In esse si può vedere la statua nella versione in gesso, apparentemente fotografata nello studio dello scultore, mentre si nota che il festone era più lungo. Lo scultore si trovava a Roma, dopo aver vinto una borsa di studio del Comune di Palermo che gli permise di formarsi a Roma presso l’Accademia di Belle Arti dal 1889 al 1893. La seconda immagine è stata inoltre pubblicata, leggermente tagliata, sulla rivista inglese The Studio nell’ottobre 1901, ma con la semplice didascalia “Monument by Antonio Ugo”. Nello stesso articolo compaiono le sculture Francesca e un altro “monumento” non meglio precisato: si tratta del bassorilievo Paolo e Francesca “… e caddì come corpo morto cade”. Questo pannello si scorge dietro Antonio Ugo nella fotografia dello scultore nel suo studio, mandata con una dedica del 20 novembre 1907 all’architetto Giuseppe Damiani Almeyda e conservata nell’archivio Damiani (GDA 5.6 Ritrattistica 10 GDAF 286).

L’intero articolo su Antonio Ugo è disponibile nella biblioteca digitale dell’università di Heidelberg.

Ubicazione: sezione 39 nel cimitero dei Rotoli

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